domenica 20 marzo 2016

L'artista della domenica: Pino Pascali - La trappola

La Trappola
Pino Pascali, 1968, lana d'acciaio e fil di ferro, 400x250x200 cm,
Tate Modern, Londra

Il mondo di Pino Pascali viaggia su un binario diverso. Armi giocattolo, animali fantastici, dinosauri, mare e terra imbrigliati in oggetti quotidiani, sbalordendo per la finta ingenuità, carico di ironia, paradossi e forte caratterizzazione, che hanno sempre reso difficile una completa e definitiva collocazione dell'artista in un movimento o una corrente. 

Sono stati solo quattro anni di produzione intensa, sfruttando il background della sua terra di origine, reinterpretando i bestiari del romanico pugliese per poi abbandonarsi alla cultura di massa, con materiali nuovi, a volte fragili, spesso sintetici.
In lana d'acciaio e filo di ferro realizza La trappola. Fa parte del filone della ri-costruzione della natura, tornando a un mondo primitivo però privato dei suoi elementi naturali. 

domenica 13 marzo 2016

Blu e la polemica sulle opere di Street art in un museo

Fonte: pagine FB di BLU
In un periodo pieno come un uovo, non sono riuscita a scrivere alcunché. Una situazione estremamente controversa, però, merita la giusta attenzione.
L'antefatto, raccontato da Simone Sbarbati:
Lo scorso dicembre il Corriere di Bologna aveva poi pubblicato un’anticipazione riguardo a una futura mostra sulla street art, mostra che avrebbe avuto il supporto di Fabio Roversi Monaco, già rettore dell’Università di Bologna e attualmente presidente di Genus Bononiae, percorso culturale e museale nato per volontà della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, di cui Roversi Monaco è a sua volta presidente (grandissimo accentratore di cariche, è di fatto l’eminenza grigia—e trasversale—della politica e dell’economia locale).
Con questa idea in testa, sono stati staccati murales di Blu, Ericailcane e molti altri artisti per effettuare un'opera di conservazione e di musealizzazione. Si vuole fare in modo che i graffiti d’autore vengano salvati dall’inevitabile distruzione a cui sono destinati, considerando che spesso si trovano nelle ex aree industriali, realizzati su edifici abbandonati, e renderli, soprattutto, fruibili potenzialmente a tutti.
Potremmo considerarlo un obiettivo nobile e migliore rispetto alla sorte di altri graffiti finiti sul mercato dell'arte, come quelli di Banksy, venduti dai proprietari delle pareti prescelte e così via, ma, a ben vedere, non è che qui non ci sia un sotterraneo scopo di lucro.

venerdì 29 gennaio 2016

Pellegrino di Puglia - Cesare Brandi

Durante il periodo dell'università, molti professori citavano Cesare Brandi, chi ammettendo che per comprenderlo non basta una lettura, chi con una certa sicumera. Uno dei libri più importanti, uno di quelli più citati è Pellegrino di Puglia, pubblicato per la prima volta nel 1960 dagli Editori Laterza. 
Cesare Brandi è considerato uno dei maggiori esponenti italiani delle teorie sul restauro ed effettivamente il suo libro omonimo è fondamentale per chiunque si avvicini alla conservazione e all'arte in generale. Negli anni '60 si iniziarono a regolamentare gli interventi, per renderli organici e rispettosi di caratteristiche tipiche di un'opera d'arte. 
Tornando al Pellegrino. Si tratta di una sorta di diario di viaggio, che Brandi compie tra Puglia e Basilicata, negli anni '50, citando anche la famosa nevicata del '56. Le due regioni sono unite da un medesimo spirito storico e artistico e, quantomeno per la parte materana della Lucania, questo può considerarsi decisamente veritiero. 
Visita cattedrali, centri storici, castelli, menhir, lasciando considerazioni molto personali. Trovo sia importante leggere questo libro, principalmente per farci comprendere quale fosse la visione di uno storico e critico d'arte di quella portata riguardo la Puglia.
A mio parere questa visione non è molto edificante. 

mercoledì 27 gennaio 2016

Il caso dei nudi

Il web e i social impazzano per la notizia delle statue del Museo Capitolino di Roma coperte per la visita del presidente iraniano Rohani.
Come dar torto a chi si è indignato? Per quanto si possa essere aperti di mentalità, per quanto si è per l'integrazione, non può sfuggire una gentilezza fatta a sproposito, nemmeno richiesta, a quanto pare, dall'entourage di Rohani. 
Subito è iniziato una delle pratiche preferite in Italia: lo scaricabarile. Pare che tutto si faccia a insaputa di chi dovrebbe prendere effettivamente decisioni in merito. Così Il Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, ha scaricato la responsabilità alla Soprintendenza, che subito ha ribadito che si è trattato di una richiesta del Governo. 

Ne abbiamo ricavato una certa ironia dai giornali esteri, che hanno rimarcato con titoli ironici il gesto fatto dal Governo e siamo finiti al centro di articoli che mettevano in evidenza gesti senza senso:

mercoledì 13 gennaio 2016

43 milioni di visitatori nei musei italiani, dato positivo?

Il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Dario Franceschini, ha diffuso i dati dei musei italiani nel 2015 sul sito del Mibac
“Quello che si è appena concluso - ha detto Franceschini - è stato l’anno d’oro dei musei italiani. Circa 43 milioni di persone hanno visitato i luoghi della cultura statali generando incassi per circa 155milioni€ che torneranno interamente ai musei attraverso un sistema premiale che favorisce le migliori gestioni e garantisce le piccole realtà. Per la storia del nostro Paese è il miglior risultato di sempre, un record assoluto per i musei italiani, e anche rispetto al 2014, anno in cui si erano registrati numeri erano molto positivi, la crescita dei visitatori e degli incassi è significativa: +6% i visitatori (pari a circa +2,5milioni); +14% gli incassi (pari a circa +20milioni€); +4% gli ingressi gratuiti (pari a circa +900mila). E non siamo in presenza di una tendenza internazionale, anzi siamo in controtendenza se si guarda ai dati usciti sulla stampa estera oggi. In Italia, grazie anche alle nuove politiche di valorizzazione, prime fra tutte le domeniche gratuite, gli italiani sono tornati a vivere i propri musei. Un riavvicinamento al patrimonio culturale che educa, arricchisce e rende consapevoli i cittadini della magnifica storia dei propri territori”.

Questo dato va messo a confronto con un altro, fonte Istat, davvero sconfortante, ovvero che in Italia circa una persona su 5, ossia il 18,5% della popolazione, non svolge alcuna attività culturale, anche se semplice e occasionale. 
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