giovedì 8 gennaio 2015

L'incomparabile utilità della satira

 Il 7 gennaio 2015 è stato un giorno nefasto, triste, di abbrutimento dell'essere umano. 12 persone sono morte, altre ferite nella redazione di Charlie Hebdo ad opera di terroristi di fede islamica. Questo fatto è forse il meno peggio rispetto a ciò che si è scatenato dopo. 
Nella massa dei pavidi, di quelli che di satira non capiscono un'acca, sono sbucate affermazioni da far accapponare la pelle. Qualcuno quasi dava ragione all'azione violenta, perché il settimanale satirico aveva provocato i fondamentalisti con delle vignette su Maometto, su alcuni dei capi delle fazioni armate in Siria o in altre zone in guerra. Altri 'riflettevano' che forse la satira ha bisogno di limiti, che di religione non dovrebbe parlare. A queste persone possiamo addossare una sola colpa: l'ignoranza.
Ignorare che da sempre la satira si occupa di tre temi fondamentali, oltre alla società, sesso, politica e religione, è da gente che evidentemente non ha frequentato le superiori o forse le scuole medie. Perché? 

La satira nasce con la democrazia. Nasce nell'antica Grecia e Aristofane ne è uno dei primi esponenti conosciuti, che fece tanto arrabbiare il demagogo Cleone per le accuse di corruzione che gli rivolgeva. Che dire del romano Giovenale, che parla di Messalina, moglie dell'imperatore Claudio, definendola, senza tante cerimonie, Lisisca, la donna cagna?
Dopo di voi, prego!
H. Daumier, 1868
"allora nuda con i capezzoli
dorati si prostituisce inventando il nome di Licisca
e offre, o nobile Britannico, il tuo ventre.
Accoglie generosa chi entra e chiede il prezzo
e di continuo, sdraiata, assorbe i colpi di tutti.
Poi, quando il lenone manda via le sue ragazze,
triste se ne va e, l'unica cosa che può fare, per ultima chiude
la stanza, ardendo ancora per l'eccitazione della sua vulva turgida,
e, spossata dagli uomini ma non sazia, se ne va,
con le guance scure e sporca per il fumo della lucerna
porta l'ignobile odore del lupanare nel talamo nuziale."
Anche Dante non va per il sottile con i papi gettati nell'Inferno o con conti, duchi, imperatori, trattati nel peggiore dei modi. 
La secchia rapita di Alessandro Tassoni (1622), Gargantua e Pantagruel di François Rabelais (1532), I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift (1726) sono alcuni degli esempi più noti e pungenti della satira europea. 
Le vignette compaiono di pari passo con i motti satirici, dato che li hanno ritrovati anche a Pompei riguardo le ultime elezioni prima dell'eruzione del Vesuvio. Diventano più note e diffuse con Honoré Daumier, William Hogarth, Goya
Nella mia visita a Torino, presso il Museo del Risorgimento, ho scoperto autori italiani, in una collezione lì conservata, che definire pungenti è comunque una limitazione
La satira è il termometro della libertà di opinione e non può in nessun modo essere limitata da chicchessia o da qualsivoglia evento. Se dovesse succedere, allora vuol dire che la libertà e la democrazia sono finite. 

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