mercoledì 10 settembre 2014

La lunga attesa di Mariana

Mariana
J.E. Millais, 1850, olio su mogano,
59,7x49,5 cm, Tate, London
La mia passione per i pittori preraffaelliti è ormai cosa molto nota. Oggi mi è tornato alla memoria un dipinto di John Everett Millais, l'enfant prodige del gruppo di giovani pittori inglesi, che tanto rivoluzionarono in madrepatria e all'estero. Si tratta di Mariana. Come usavano spesso i componenti della PRB, è un personaggio tratto da un'opera di Shakespeare, Misura per misura, e soggetto di una lirica del poeta Tennyson. Si tratta di un personaggio decisamente triste e deprimente. La povera donna è in attesa delle sue nozze con Angelo, che potranno avvenire solo quando la sua dote giungerà a destinazione. Peccato che la dote sia finita in fondo al mare
Nel quadro di Millais, Mariana vive una disperata condizione di reclusa. Si è appena alzata dal tavolo, sul quale è poggiato un panno dal complesso ricamo che dialoga con la natura fuori dalla finestra e con la carta da parati a destra della donna. Quasi a prenderla in giro, la vetrata decorativa reca un'Annunciazione e uno stemma araldico con un giglio quasi appassito, a scherno della sua verginità in attesa che qualcosa avvenga. Le foglie autunnali sparse sul pavimento e il topolino non fanno presagire nulla di buono. Una flebile speranza sembra ardere nella lampada ad olio appesa al di sopra del piccolo altare domestico, nascosto nella penombra e, forse, tacito ascoltatore delle sue preghiere. Quello che emerge è una pesantezza dell'atmosfera, una noia strisciante, che si evince anche dal volto di Mariana e dal suo vestito di velluto blu, soffocante, pesante, tremendo.
Tennyson scrisse nel 1830:
 She only said, 'My life is dreary,

      He cometh not,' she said;
    She said, 'I am aweary, aweary,'
      I would that I were dead!'
Dreary, ovvero malinconica. Aweary dovrebbe stare per logorata, tanto da preferire la morte. 
La triste Mariana è un po' come noi, quando siamo in attesa di qualcosa che non arriva mai, che per qualche ragione non riusciamo a non sperare, aggrappandoci ad essa, con la terribile consapevolezza che i tempi si allungheranno. E' la sensazione che proviamo quando siamo delusi da qualcosa, quando siamo lì lì per dire: "chi me lo fa fare?"
E' il genio di Shakespeare, la poesia di Tennyson, la magia immaginifica di Millais a dar vita a un personaggio così devastante, a parole così dure, a immagini così comunicative. 

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