lunedì 8 settembre 2014

Diario di viaggio - Agrigento, Valle dei Templi (6)


Tempio della Concordia
 Dopo una lunga assenza, torno a scrivere per offrirvi il resoconto dell'ultimo viaggio, il primo delle vacanze estive dopo anni. La meta prescelta è stata Agrigento, in Sicilia. Non mi dilungo a parlare del viaggio, durato 12 ore in pullman, ma essendo andati in due, io e l'Architetto, l'auto era fuori discussione: il costo eccessivo del traghetto non permetteva altra soluzione.
Agrigento si trova su un'altura, la collina di Girgenti, a 230 m. Il centro storico si trova arroccato qui, con la facies medievale costituita principalmente dalla Cattedrale dedicata a San Gerlando, patrono della città, vescovo di origine normanna. Alloggiavamo proprio qui vicino, in un B&B che ci ha messo in contatto con una delle particolarità più spiccate degli agrigentini: la gentilezza. Mai conosciuto qualcuno di più disponibile, che fosse il proprietario del B&B, il titolare del negozio di souvenir, passanti a cui abbiamo chiesto informazioni o il bibliotecario della Lucchesiana (di cui parlerà separatamente). Su questo hanno da insegnare molto a tanti.
Essendo la prima volta ad Agrigento, ci siamo lasciati coinvolgere dal clima archeologico che regna in tutta la valle. Non c'è luogo nelle immediate vicinanze che non abbia riferimento alla Magna Grecia e, successivamente, al periodo romano. In fin dei conti Agrigento e la Valle dei Templi era la meta di molti viaggiatori del Grand Tour proprio per via delle vestigia classiche.

Chiesa di San Biagio
Nella terra siciliana è stata attestata una profonda devozione a Demetra, madre terra, madre dispensatrice, colei che governa lo scorrere delle stagioni. Si racconta che la Sicilia sia stato il regalo di nozze di Zeus per la figlia di Demetra, Persefone, sposata da Ade. Ad Agrigento sono attestati diversi santuari. Uno si trova vicino al cimitero della città. Si tratta di un santuario rupestre, della fine dell'VIII sec. a.C., più antico della fondazione della città greca. Probabilmente era già adibito a un culto analogo, poi dedicato dai Greci alla dea. In parte è scavato nella roccia, in parte era costituito da vasche intercomunicanti dove era stata incanalata l'acqua di una sorgente. Più su si trova la chiesa di San Biagio, che altro non è che un tempio riadattato al culto cristiano. 
La Valle dei Templi si attesta un po' più giù, noi a piedi ci eravamo quasi arrivati. Il nome che ha non è improprio: i templi sono veramente tanti. La nostra visita è iniziata dal Tempio di Ercole. Pare sia il più antico, realizzato alla fine del VI secolo, e di cui si ha certezza della dedicazione. Procedendo, si costeggia la Villa Aurea e una serie di sepolcreti cristiani, alcuni di epoca bizantina, scavati nella roccia o delle tombe a arcosolio, ovvero tombe inserite in nicchie voltate a tutto sesto. Il percorso procede verso il Tempio della Concordia, il meglio conservato, grazie alla sua trasformazione in chiesa cristiana, quindi frequentato e ripristinato. Da qui si arriva all'ultimo tempio, quello di Giunone. Le dedicazioni degli ultimi due templi sono arbitrarie. Quello che è certo è che sono imponenti, ben conservati e non hanno nulla da invidiare a quelli della madrepatria greca. Va considerato che in Sicilia ci furono innovazioni tecniche di stile autonome, rispetto a quelle avvenute nel Peloponneso. 
Telamone del tempio di Giove Olimpico
all'interno del Museo Archeologico Regionale

La Valle dei Templi non finisce qui, perché tornando indietro si può accedere all'enorme tempio di Giove Olimpico, corredato da un gigantesco altare per i sacrifici. Costruito a partire dalla vittoria di Imera, del 480 a.C., ci lavorarono i prigionieri cartaginesi. Lungo 112,60 x 56,30 metri, è superato solo dall'Artemision di Efeso e dal Didimeo di Mileto, in Grecia. Visitarne le rovine ha qualcosa di mistico, si respira la grandezza di chi abitava quelle terre e ancora più spettacolari sono i telamoni. Sono alte quasi 8 metri, ma costituiscono forse un terzo dell'altezza complessiva del tempio. 
Continuando la discesa, si arriva a un altro santuario dedicato alle Divinità Ctonie, ovvero ancora Demetra e affini, e si conclude al tempio dei Dioscuri. I più temerari possono visitare anche il tempio di Vulcano, che si trova aldilà del Giardino della Kolymbethra. Il sito è gestito dal FAI e si tratta di un giardino realizzato già quando l'antica città di Akragas sorgeva sulla Rupe Atenea (che abbiamo coraggiosamente tentato di raggiungere, ma le indicazioni sono scomparse ad un certo punto). Dopo l'arrivo del bottino di guerra, dopo la sconfitta dei Cartaginesi a Imera, il tiranno Tenone affidò all'architetto Feace il compito di progettare un sistema idrico per approvvigionare la città di acqua. Questo progetto comprendeva un bacino, detto Colimbetra, che divenne un grande giardino ricco di piante mediterranee. In qualche modo il giardino è sempre stato mantenuto, a volte trasformandolo in campo agricolo, in frutteto, fino a diventare meta del Grand Tour anch'esso. 
Come ultima meta da consigliare e che ho visitato, è molto interessante il Museo Archeologico Regionale. E' situato di fianco al quartiere ellenistico-romano, purtroppo chiuso, e incorpora la chiesa di San Nicola, costruita, manco a dirlo, in una zona che è stata oggetto di culto greco-romano. All'interno dei cancelli si possono ammirare un ekklesiasterion, una specie di teatro circolare per le assemblee pubbliche, l'oratorio di Falaride, un chiostro dell'antico monastero di San Nicola. Le sale del museo sono ricche di oggetti legati al culto di Demetra e non mancano oggetti preziosi, oltre che uno dei telamoni del tempio di Giove Olimpico ben conservato. 
La prima faticosa parte del viaggio è finita, ma ci risentiamo presto. 

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