lunedì 11 novembre 2013

Diario di viaggio - Ascoli Satriano ed Herdonia (3)


Sostegno di mensa (Trapezophoros) con due grifoni che sbranano una cerva. Scultura in marmo policromo (IV sec. a.C.) appertenuta ad una tomba dell'élite principesca dauna. Rinvenuta ad Ascoli Satriano (FG).
Le giornate, fino a ieri, erano di quelle primaverili, con 23° C di temperatura, che permettevano di andare in giro in maglietta. 
Perché non approfittarne? Ed ecco che in gruppo si è deciso di dedicare una di queste giornate all'archeologia
La scelta è caduta su due siti interessanti. Il primo è stato la villa romana di Faragola
Si tratta di un sito archeologico interessato da campagne di scavi fin dal 2003, dopo la scoperta del 1997.
Si trova a metà strada tra le antiche città di Herdonia e Ausculum, costeggiato dall'antica via romana Aurelia Aeclanensis o Herdonitana (che abbiamo percorso in auto, essendo stati posseduti dallo spirito di Indiana Jones, con il risultato di impolverare il mezzo e rischiare pesanti danneggiamenti. Non fatelo!).
Gli scavi hanno messo in evidenza un primo nucleo abitativo di epoca daunia, aggirandoci intorno al IV-III sec. a.C., strutture di epoca tardorepubblicana-protoimperiale (I a.C.-III d.C.), una grande villa tardoantica del IV-VI sec. d.C. e un villaggio di epoca altomedievale. Insomma, il sito è stato abitato per lungo tempo.
Per poter visitare questi luoghi, è buona norma fare una chiamata preventiva alla Pro Loco, perché, essendo recintata ed essendoci una copertura per preservare alcune zone, non è accessibile sempre. Questo significa avere a disposizione una guida esperta che può dare molte delucidazioni al modico costo di 5 € a persona. 
Cosa c'è di bello da vedere? Il lusso sfrenato del proprietario. Nella villa ci sono tre interessanti situazioni: due terme e una grande e ricca cenatio, la sala da pranzo dell'epoca. 
Quest'ultima è forse la più interessante, 
circondata da un portico e articolata su tre livelli pavimentali, era decorata da marmi policromi e dotata di un rarissimo stibadium in muratura dalla caratteristica forma semicircolare, con fontana e rivestimenti in opus sectile, tessere musive con foglia d'oro e oscilla reimpiegati sulla fronte, di cui si conserva parte di quello orientale con la rappresentazione di una figura femminile danzante, di fronte ad un altare su cui poggia una cista attorno a cui è avvolto un serpente (I sec. d.C.). Uno degli elementi decorativi di maggior spicco è rappresentato da tre pannelli in opus sectile vitreo e marmoreo, inseriti nel pavimento, realizzati con paste vitree, elementi lapidei, tessere musive con foglia d'oro e avorio. 
Ricostruzione 3D della cenatio
Autore: Dipartimento di Scienze Umane
Area di archeologia
Università degli Studi di Foggia
Per farla breve, il proprietario della villa pranzava con i suoi ospiti sdraiato sullo stibadium, un tavolo con annesso divano (per essere proprio spiccioli), mentre i marmi della sala luccicavano per la presenza dello scorrimento perpetuo dell'acqua. Nei secoli questo ambiente è diventato una stalla, come dire "le perle ai porci", letteralmente!
Le terme grandi e quelle piccole occupano una interessante superficie, hanno tutti gli ambienti solitamente presenti (frigidarium,  tepidarium, calidarium, sudatio) più una palestra e una piscina. Non abbiamo potuto ammirare i mosaici che si trovano sulla pavimentazione di alcune stanze, perché, essendo stati restaurati da poco, attendono una musealizzazione sistematica, con una struttura per proteggerli dalle intemperie che li farebbero soffocare nel fango. 
Lo scavo è molto ampio e sono tanti anche gli ambienti produttivi.
Dopo questa visita, siamo passati per l'antica via romana, di cui prima ho scritto, per arrivare a Herdonia, l'antica Ordona. 
Qui serve una buona passione archeologica, altrimenti sembra di essere andati per campagne a far funghi!
Il problema è che si entra in una proprietà privata, ma ormai sono avvezzi a questa situazione un po' particolare. 
Il sito è molto grande ed è stata messa in evidenza tutta la parte della città che comprende gli edifici pubblici. Purtroppo, essendo in aperta campagna, lo stato dello scavo è quasi di abbandono totale. Può darsi che vi sia una manutenzione saltuaria, fatto sta che qui le scarpe comode e una certa voglia di scalare creste di muro e piccole montagnette di terra è obbligatoria. 
Gli scavi sono iniziati nei lontani anni '60, ad opera di una università belga. L'occupazione di questo territorio è databile già all'Età del Bronzo. 
Cosa si può vedere? Essenzialmente il nucleo romano della città con edifici che si lasciano leggere facilmente. Si parte dalle rovine dell'antico anfiteatro, del quale resta solo la cavea, ma non ci sono altri elementi che fanno intendere che lì si assisteva a degli spettacoli, anche perché l'erba è molto alta. Le rovine del foro, che occupano una superficie piuttosto ampia e si notano le basi delle colonne che ne formavano il perimetro. La basilica civile è connotata dai capitelli che probabilmente le appartenevano.  Il mercato, l'antico macellum, è forse uno degli edifici più belli, per via della sua struttura con cortile centrale circolare e per la presenza degli intonaci decorati. Qualcosa è ancora visibile e con un po' di immaginazione non è nemmeno complicato provare a ricostruire idealmente i colori che dovevano caratterizzarlo. 
Herdonia
Ad un centinaio di metri da questo complesso si trovano le terme, anche qui con pavimenti a mosaico. Il problema è che accedervi diventa complicato per lo stato di vero abbandono, di spazi più ristretti rispetto al centro dell'antica città di Herdonia. 
In questo caso l'incuria, la posizione geografica di questi luoghi rende davvero difficile la visita e si necessita di una certa passione per l'archeologia, altrimenti non sembra solo di andare a vedere dei sassi, ma davvero non si capisce manco dove questi sassi siano collocati. 
L'ultima tappa della giornata è stato il Polo Museale di Ascoli Satriano. Qui sono custoditi i primi reperti trovati da tal Pasquale Rosario nel 1899, arricchiti poi dai ritrovamenti successivi. 
Fiore all'occhiello è la mostra permanente intitolata "Policromie del sublime". Il titolo può sembrare pretenzioso, ma non lo è. In una stanza dalle pareti nere campeggiano marmi policromi rinvenuti probabilmente in un sepolcro molto ricco e pregiato. Non si hanno molte notizie, perché si tratta di uno scavo clandestino, dei famosi tombaroli, che con vari giri di mercato hanno arricchito le sezioni archeologiche di importanti musei internazionali. Proprio in uno di questi, il Paul Getty Museum di Malibù, ha restituito un gran numero di reperti, tra cui un unicum: un trapezophoros con il tema iconografico di due grifi che uccidono un cervo. Questo oggetto è un sostegno di mensa, scolpito nel marmo proveniente dalla Caria, nell'attuale Turchia. La scultura è dipinta di giallo, rosso porpora, azzurro e verde e rendono realistico il simulacro. 
Dal Getty proviene anche una scultura romana che raffigura Apollo. La statua era anch'essa stata ritrovata da un tombarolo che, per fortuna per noi, ha fotografato più di 1.500 reperti poi venduti. In questo modo una parte potrà essere rintracciata, almeno quella finta in istituzioni museali. 
La giornata è stata lunga, stancante quanto basta, e un angolo di Puglia è diventato a me noto, con sensazioni positive e negative che si sono mescolate brutalmente. 
Al prossimo viaggio.

Nessun commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...