lunedì 11 marzo 2013

I Disastri della Guerra - Francisco Goya

Tristi presentimenti di ciò che deve accadere
Da qualche tempo mi sto molto appassionando alle incisioni. Trovo che, in certi casi, siano molto più comunicative rispetto ad altre tecniche.
Non saprei dire se apprezzo il tratto netto, il chiaroscuro o quella veridicità paradossalmente più evidente rispetto alla fotografia. Forse ho guardato troppe foto "finte" ultimamente, tanto che, sfogliando i "Disastri della Guerra" di Francisco Goya, mi pare di aver ricominciato a respirare. 
Questo album prodotto dall'artista spagnolo, è stato iniziato nel 1810 e terminato tra il 1815 e il 1820. Gli studiosi non sanno indicare una data precisa, ma di certo Goya stava lavorando a più progetti contemporaneamente. 
Cosa si può fare di più?
Questo ciclo nasce da una richiesta del generale Juan Palafox, che, durante l'assedio di Saragozza, chiese a Goya e ad altri artisti spagnoli di immortalare tramite dei dipinti la gloria degli abitanti spagnoli.
Per questo motivo furono tutti invitati a visitare le rovine della città e le campagne circostanti, per poter osservare da vicino gli effetti della guerra. Questo avvenne nel 1808 ed è chiaro che il lavoro di Goya è stato rielaborato in studio, partendo dagli schizzi ricavati da quella visita. La nota è d'obbligo, perché guardando le incisioni, si potrebbe pensare che Goya si sia trasformato in un cronista. Non è così e in molti casi è anche facile ritrovare dei riferimenti artistici da cui ha preso spunto per quelle che sono delle vere e proprie composizioni. Quello che però mi colpisce è che il realismo, la verosimiglianza di certe situazioni e la probabilità che fatti analoghi si siano potuti verificare durante la guerra è molto alta. In più la sordità, che colpì l'artista già dal 1792, gli ha concesso una forza espressiva e una chiarezza espositiva che altri non hanno. Non essendoci una scuola di incisori in Spagna, l'essere stato autodidatta e senza una tradizione grafica nazionale, credo che renda l'arte di Goya ancora più bella. Va notato anche che il successivo incisore spagnolo degno di nota sarà Picasso
Questo è peggio
Tornando ai Disastri, la guerra franco-spagnola fu l'oggetto dell'album composto da 80 incisioni. Non si tratta solo di argomento bellico, ma anche di satira anticlericale, tanto cara a Goya.
Si apre il tutto con un'incisione che ricorda moltissimo il Cristo nell'orto dei Getsemani ed è profeticamente intitolato "Tristi presentimenti di ciò che deve accadere". In un ambiente irriconoscibile per l'oscurità, un uomo inginocchiato, lo sguardo rivolto verso l'alto e con le braccia spalancate invoca presumibilmente pietà. Da qui si dipanano una serie di immagini di grande violenza. I soldati francesi vengono realizzati quasi come delle figure mostruose, nelle loro divise, nei copricapi scuri e pelosi e i volti occultati dalle barbe, tanto che gli occhi sembrano essere parte di una maschera. Vengono spersonalizzati in modo inquietante. E' chiaro da che parte sta l'artista, non solo per orgoglio nazionale, ma per una intrinseca umanità
Grande impresa! Con morti!
La vigliaccheria del comportamento delle truppe francesi viene esaltata dalle loro vittime. In molti casi si tratta di donne e anziani, mentre in altri, quando le vittime sono uomini, forse soldati spagnoli, è il numero dei carnefici ad essere sproporzionato rispetto a quelli che possono essere definiti martiri. 
Torso del Belvedere
"Cosa si può fare di più?" (13) è un chiaro esempio, ma le immagini più crude sono "Questo è peggio" (17) e "Grande impresa! Con morti!" (19). Nonostante la crudeltà che, di certo, sarà stata presente sul campo di battaglia e durante le rappresaglie, sono immagini costruite a tavolino dall'artista. Forse ha potuto osservare qualcosa di vagamente assimilabile alle sue incisioni, perché, analizzandole, sono in realtà un deciso sfoggio di capacità compositiva e disegno anatomico. Non mancano le citazioni dotte. Il torso del Belvedere è presente nella incisione n. 13. 
Non bisogna pensare che questo lavoro sia meno valido per queste ragioni, ma, anzi, è una delle prime volte che la guerra non viene rappresentata con le allegorie tipiche, che richiamano il mondo degli dei oppure le imprese di grandi eroi. Questo è sicuramente il merito di Goya. 

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