mercoledì 8 agosto 2012

Perché leggere? - Discorsi da spiaggia

Capita di essere al mare, in montagna, su un treno, in aereo, da qualche parte e di tirare fuori dalla borsa un libro, cercare il segno lasciato con una cartolina e immergersi nella lettura. E' un'azione semplice. E' un'azione per alcuni quotidiana (o sperano di renderla tale). 
Ho da poco finito la lettura del libro di Ray Bradbury, "Fahrenheit 451", è utile tenere a mente questo dettaglio. 
Insomma, un ragazzo nemmeno ventenne ha notato il mattone che avevo lasciato sul bancone del bar dove lavoro (al momento) e mi ha fatto una domanda spiazzante, inquietante e al tempo stesso innocente: "Ti piace leggere?". Ho risposto ovviamente di sì, ma lui è parso scandalizzato (lo era stato già qualche giorno prima, quando gli ho detto di essere laureata in Storia dell'Arte... ma racconterò un'altra volta). Ed  è qui che la domanda è sorta spontanea e terribile:
"A che serve leggere?"
Ecco, bella domanda, un po' da bambino di prima elementare, ma che al giorno d'oggi la fanno i diplomati. 
In un primo momento non ho saputo rispondere. Quando qualcosa per noi è ovvia, perdiamo momentaneamente la capacità di spiegarla agli altri.
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